L'inguine di Daphne
Genere
musicale:musica & teatro sperimentale
Componenti:
Aniello Salvati: chitarra, voce e sinth; Alessia de Capua:
voce; Emiliano Petix: basso; Michele Giovanni Salvati: chitarre e
disturbi; Raffaella Vesevo: batteria, pianoforte; Roberta Trevisan:
teatro, danze, gestualità e mimica
L’inguine di
Daphne nasce nel settembre del 2004 dall’assidua
frequentazione dei suoi componenti e dalla risonanza culturale che le
suddette fervide menti riscontrano l’una nell’altra. La passione per
la pittura, il simbolismo e le arti visive, già alla genesi, donano
all’ensamble una profonda dimensione polisensoriale e multimediale
espressa dalle svariate applicazioni artistiche presenti negli spettacoli.
Alla
base del progetto “inguine di Daphne”quindi, v’è una fusione di
metodologie artistiche rappresentate soprattutto attraverso l’annessione
della performance teatrale allo spettacolo musicale nella quale,
s'adoperano gestualità, la mimica, la contemplazione e creazione
pittorica, la danza, la video istallazione e la chitarrazione. Il tutto
poi, si riconduce ai testi delle canzoni(vere e proprie poesie per
processo creativo).
Dal punto di vista
strutturale il gruppo si compone di tre elementi di
sesso femminile ed altrettanti di sesso maschile onde mantenere un’equa
distribuzione energetica che, favorendo l’equilibrio delle presenze,
determina ulteriormente la questione della poliedrici. A distanza di un
anno dalla nascita del progetto, è concepito e messo in scena uno
spettacolo dal nome “crisiEveglia” diviso in due atti con 16 brani
inediti che, concatenando inscindibilmente visioni e suoni, crisi e
veglie, battiti e chitarrazioni, rendono le esibizioni dell’inguine di
Daphne dei veri e propri richiami terreni al “LOCUS AMOENUS”di cui
v’è un largo riferimento nell’opera di Apuleio “la favola di amore
e psiche”. Il “locus amoenus”era nella mitologia quel giardino
ideale dove fiori profumati e ruscelli eterni ,fungevano da cuscino per il
riposo dalle fatiche della vita e dove gli dei e gli uomini potevano
incontrarsi materialmente. Il luogo ameno dove ogni meraviglia o
sortilegio sbocciava sicuro per “crisiEveglia” si tramuta in
un’ambientazione malata dove i fiori sono NERI e i ruscelli eterni non
sono altro che ristagni di sangue versato.
Si
noti che il numero tre ,ricorre inesorabilmente come ipocentro
di celesti aggressioni ed epicentro di sinuose danze e in ogni dove
dell’istallazione traspare il chiaro tentativo di inglobare una terza
dimensione al dualismo di pensiero e alla concezione binaria
dell’essere. Tale concezione viene emblematicamente rappresentata
dall’annessione di un terzo colore alla sempre presente scacchiera
scenografica e questo terzo colore , diventa il luogo della presenza,della
spiritualità , del monismo che spiega l’essenza dell’unione degli
elementi .In questo terzo colore possiamo dire che risiedono le piu
profonde conoscenze e la ribellione di anime,l’arte,quel fuoco nero che
consuma le cose vacue che attanagliano la realtà distruttiva del mondo.
Nell’aprile del
2006, viene inciso il primo promo discografico agli
studi”gammart”.L’inguine di Daphne si fa le ossa per i locali della
campania e partecipando a manifestazioni musicali come l’ATELLANA
FESTIVAL, lo STEROLAB MUSICFESTIVAL(dove si classificano al terzo posto e
vincono il titolo di migliore esibizione scenica), il DINTORNI
ROCKFESTIVAL,il VILLAGGIO ARTISTICO di Nola (na),il concorso per
gruppi emergenti al TEATRO TENDA di Ottaviano (na) dove si
classificano al primo posto ecc.
Essenzialmente i
membri dell’inguine di Daphne, cercano di distaccarsi dalle trite
intenzioni del classico gruppo emergente impegnando le proprie forze e
risorse più nella formazione concettuale e spirituale degli spettacoli
che nella semplicistica e utopica ricerca tecnica e perfezionistica.
Quindi,l’idea principale su cui si basano le prerogative del gruppo,si
manifesta nella smodata ricerca d’un senso animista e animatista della
musica cercando di rendere gesto
ciò che apparentemente vive solo nei suoni e nelle parole .
Ciò che conta è
sentire le fibrillazioni dei battiti, essere travolti da inondazioni
sensoriali lasciandosi carezzare con flemma da quel temperamento mistico
della danza e della gestualità. La sofferenza e il male di vivere qui
assumono forme di natura audio-visiva e il divario tra rumore e musica si
lascia traversare da ponteggi neri d’egemonia. Terminiamo affermando che
la sublimazia non è descrivibile se non attraverso l’arte.
Sito
internet: www.myspace.com/inguinedidaphne
Cell.
339 2238731
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